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Vanessa Beecroft. Disegni Americani

testo di Leone Gualtieri

FAR Fabbrica Arte Rimini piazza Cavour – 28 aprile – 15 luglio

 

Vanessa Beecroft – animula vagula blandula

In ogni epoca è possibile individuare artisti che hanno tentato di scalare le nuvole, artisti che, come Giacobbe, hanno visto in sogno il percorso di accesso al Paradiso e il loro tentativo di restituire quella epifania angelica ha preso le forme dell’incanto. Con fare forse più austero e ieratico altri hanno puntato al Parnaso, ma si è rivelato analogo l’intento di narrare l’elevazione intangibile del divino.

La nostra epoca frequenta più spesso i gironi infernali rispetto ai cerchi celesti e forse anche le divinità sono divenute laiche. Prevale di certo la stirpe di Goya su quella di Guido Reni, ma c’è pure oggi un Atteone che nel bosco della propria ricerca ha scoperto il lago in cui ancora sono solite bagnarsi Diana e le sue ancelle. È singolare e oltremodo simbolico che questo Atteone contemporaneo sia incarnato da una donna e forse anche per questo non rischia di essere data in pasto ai suoi cani, è stata anzi accolta nel lago e, in qualche misura, ora riveste un ruolo, come dire, liturgico, e amministra le danze del pensiero e della bellezza che si celebrano in quei luoghi. Dopo aver intuito che anche oggi è possibile ricreare un orizzonte metafisico, dopo aver individuato e reinterpretato un mondo parallelo di eteree e diafane vestali, che continuano a sussurrare enigmi da sfinge, Vanessa Beecroft ha ripreso a disegnare, a dipingere e a modellare sculture. È forse un destino sublimante, al culmine del quale ci si ritrova alle origini, quello di Vanessa e muove a meraviglia il modo franco e intimo attraverso il quale questi disegni si offrono. Come se l’anima di certe muse rivelasse una delicatezza tremula, una turbata fragilità. Un epicentro umano, quasi ipocondriaco, si intuisce in queste esili figure, che si stagliano in solitudine, e anche in quelle che non hanno corpo, che assumono l’aspetto di un fantasmino sotto un lenzuolo nero, circondate dal bianco della tela, affiora un’espressione attonita.