Marotta & Russo. Everything (Not) (Saved) Will Be Lost
A cura di Martina Cavallarin
Domus del Chirurgo piazza Ferrari, 28 aprile – 15 luglio 2018
Una delle epigrafi pop e più rappresentative per un’intera generazione dell’ultimo scorcio del XX secolo recitava e recita: “Everything not saved will be lost”. Questo il messaggio che appariva ai milioni di giocatori della consolle Nintendo negli anni ’90 al momento di abbandonare il gioco che si stava eseguendo, all’apparire del cosiddetto “Quit Screen”. Infatti, prima della nascita della funzione di autosave, il gadget più desiderato da ciascuno di essi era la nuovissima memory card: un’innovazione dell’epoca e un supporto di registrazione che consentiva di salvare la partita in corso. Possibilità, questa, che inaugurava implicazioni tecnologiche, concettuali e antropologiche allora del tutto inedite rispetto alla ancora nascente civiltà digitale, e che ne prefigurava altre ancora. E oggi infatti, nel 2018, diventa interessante riflettere sulla significativa e ora “naturale” estensione di quello stesso assunto, traendone le somme e trascendendone la sostanza verso piani più radicalmente aperti. Ovvero, a partire dall’immediato emergere nella nostra mente – non appena quella sentenza venga riletta oggi, qui & ora – della possibilità fatale di un suo ribaltamento perfettamente speculare. Una riflessione vera e propria e un riflettersi che segnano e dettano un ribaltamento di percezione, nell’oramai acquisita e stabile consapevolezza emotiva e culturale dell’ambiguità sostanziale – sintetica e naturale – dell’esperienza individuale estesa dalla nostra peculiare condizione storica ed esistenziale.
Ovvero, quella condizione definita come postdigitale, la cui onda di marea qui si disperde verso un’ulteriore e stringente sintesi dialettica, che increspa e motiva ogni possibile orizzonte del “possibile”: “Tutto ciò che non è salvato verrà perduto”; “Tutto ciò che è salvato verrà perduto”; “Tutto verrà perduto”. L’installazione al neon, urbana e site specific, di Marotta & Russo, “Everything (Not) (Saved) Will Be Lost”, è un progetto appositamente pensato per integrarsi concettualmente e fisicamente nell’area della “Domus del Chirurgo” a Rimini, reinterpretandone il luogo e l’occasione, ovvero la “Biennale del Disegno”. Esso intende rimarcare con la costanza architettonica del “segno” – appunto – con l’estensione dinamica della luce e con il nitore scultoreo della sentenza l’attivo permanere nel tessuto urbano di un tale importante sito archeologico, garante della memoria cittadina e universale. L’opera, infatti, si propone come un invito a fruirne come il luogo ideale e reale della riflessione, dell’incontro e del raccordo fra le diverse stratigrafie della storia e della memoria umana. Un richiamo a porsi a personale e diretto confronto con ciò che è passato e ciò che è presente, e quindi con la consapevolezza delle proprie radici e la responsabile ricerca di un rinnovato punto di equilibrio rispetto al proprio futuro. E questo, nella dimensione morale e testimoniale del confronto relazionale – a un tempo privato e pubblico – fra singole identità e persone, fra singole identità e comunità e – ancora – fra singole identità e civiltà.
La ricerca di Marotta & Russo disegna i confini espressivi e concettuali di un personale neoumanesimo digitale votato alla sperimentazione dei linguaggi e delle logiche post-digitali contemporanee. A partire dal dato reale per giungere all’esperienza digitalmente estesa, quello di Marotta & Russo è un linguaggio davvero del “qui e ora” che indaga la complessità di un mondo in vorticosa e veloce trasformazione. Mondo i cui effetti ci sono sconosciuti e imprevisti, inserito com’è in una forma d’interrogazione sociale mai celata, ma protocollata e legiferata dal territorio impertinente dell’arte, inteso questo come diffusore di una pratica di relazione volta al confronto e al necessario quesito sulla direzione ineluttabile del destino collettivo.
Nello spazio pubblico di Piazza Ferrari, sul tetto della “Domus del Chirurgo”, la scritta al neon a caratteri intermittenti “Everything (Not) (Saved) Will Be Lost” è un’epigrafe che si confronta con la “fruizione nella distrazione” – per citare Walter Benjamin – delle persone in transito, con la memoria dei reperti custoditi nell’architettura trasparente sottostante, con la geografia della piazza, luogo che ora è entroterra, ma che anticamente era lambito dal mare poi arretrato nei secoli. L’assunto morale contenuto nell’opera possiede una centralità, una temperatura emotiva e concettuale, che frequentano il bilico della soglia tra romanticismo e nostalgia, esplorazione e percorso, tempo e spazio.