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 Disegno nell’Arte Italiana del XX secolo

a cura di Irina Zucca Alessandrelli

Castel Sismondo piazza Malatesta, 23 aprile – 10 luglio 2016

La mostra presenta una sessantina di opere provenienti dalla collezione Ramo di Milano, per la prima volta aperta al pubblico. La collezione, iniziata alcuni anni fa dall’interesse di Giuseppe Rabolini per il segno e le opere su carta, ripercorre le tappe della storia dell’arte italiana a partire dal disegno, non solo inteso come mezzo preparatorio per dipinti e sculture, ma come espressione primaria della ricerca artistica italiana. A partire dal primo ‘900, la collezione segue le tracce su carta dei maggiori protagonisti delle avanguardie storiche fino agli anni Novanta. L’intenzione del collezionista è di documentare con lavori su carta, non solo disegni, ma artworks on paper (acquerelli, collages, gouaches, pastelli), l’evoluzione di ogni cifra stilistica. Lo scopo della collezione è di testimoniare la grande importanza dell’arte italiana del secolo scorso e, nello stesso tempo, promuovere una cultura del disegno, dal valore autonomo, al pari di pittura e scultura.

I Marziani mette in luce sedici artisti italiani che, per l’importanza del loro lavoro e l’originalità della loro poetica si possono definire anacronistici rispetto alla produzione artistica del loro tempo. Ognuno di loro è un modello di libertà artistica e di fede nel proprio operato, che a volte ha coinciso con l’isolamento, altre con l’incomprensione, altre ancora con la difficoltà ad entrare nella storia dell’arte ufficiale. Questi artisti appaiono al di fuori del proprio tempo per originalità di stili e tematiche trattate, vere e proprie meteore per i contemporanei e i posteri. Le opere di questi paradigmatici marziani all’interno della collezione Ramo, coprono circa novant’anni, partendo da Medardo Rosso fino a Mondino passando per Wildt, Cagnaccio di San Pietro, il Depero americano, Munari, Tancredi, Gnoli, Calderara, Cavaliere, Rama, Lai, Agnetti, Baruchello, Baj e De Dominicis. Ne emerge una panoramica obliqua del XX secolo italiano, in cui vengono presentati artisti che, nella maggior parte dei casi, non sono stati in dialogo diretto tra loro e hanno attraversato diversi movimenti e stili. Aver rivoluzionato l’idea stessa di arte ed essere stati impermeabili alle mode del mercato, li ha resi per lunghi periodi inafferrabili dalla critica e dal pubblico. A volte, la scarsa capacità di promuoversi e di compiacere i collezionisti, o ancora l’interesse per i più disparati mezzi espressivi di difficile catalogazione ha contribuito a creare instabilità nel mercato -basti pensare a Baruchello che si è occupato di video, di montaggio con pellicola cinematografica di scarto, di assemblaggi, di pittura o a Munari che è passato dal design industriale alla didattica, dalla scenografia alle proiezioni di pittura, alla scultura, alla grafica. Alcuni sono stati rivalutati solo dopo la morte, altri non sono ancora oggi adeguatamente apprezzati e riconosciuti, come lo dimostra l’assenza di loro opere nelle collezioni museali internazionali e la scarsa documentazione in quelle nazionali. La condizione di marziani, inoltre, ha fatto sì che fosse difficile a posteriori creare gli archivi che autenticano e catalogano le opere di un artista come nel caso di Munari, Gnoli, Tancredi. Benché tutti gli autori in mostra, abbiano ottenuto premi e incontrato estimatori durante la loro vita, oggi è ancora in fase di ricerca la loro storia estetica e non se ne conosce appieno la poetica.

I Marziani è una mostra che invita a scoprire e ripensare alcuni capitoli della storia dell’arte italiana del secolo scorso attraverso opere su carta (per la maggior parte mai viste in un museo) sotto forma di nuovi incroci visivi ed intellettuali. La fortuna critica è la chiave di lettura per capire ciò che è stato e ampliare il punto di vista contemporaneo attraverso il disegno, che tanto ha significato anche per gli artisti che non ne hanno fatto il proprio mezzo espressivo di elezione e che poco si conoscono per il lavoro su carta.

La volontà è quella di far riflettere sulla fortuna critica degli artisti, su quello che i loro contemporanei pensavano della loro arte e su come oggi la recepiamo, proprio sul loro essere marziani allora e sulle alterne vicende della critica che negli anni li ha portati fino alla nostra attenzione. Attraverso le vicende biografiche, affiancate da commenti e articoli di epoche diverse posti tra le opere, il visitatore viene avviato alla considerazione del destino a cui un artista è andato incontro. Tramite alcune delle personalità più controcorrente, “I Marziani” propone il secolo scorso in Italia sotto una nuova luce.