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Giovanni Buffa. Disegno a Piombo, cartoni per vetrate

a cura di Laura Marchesini

 Castel Sismondo piazza Malatesta, 28 aprile – 15 luglio 2018

*testo incompleto di note bibliografiche, si rimanda alla versione cartacea del catalogo LAZAGNE Art Magazine #14

Era il 1928 quando Monsignor Carlo Coccini decise di far decorare le vetrate a tre lancette del transetto della Chiesa del Santissimo Redentore di Milano con le scene dell’Adorazione dei pastori e della Crocifissione del Messia. Da tempo aveva sensibilizzato i parrocchiani verso quest’impresa e puntuali stavano arrivando le donazioni dei fedeli che il Bollettino parrocchiale registra come a voler sollecitare la generosità di chi ancora titubava. La scelta dell’artista al quale affidare l’impegnativa commessa ricadde su Giovanni Buffa (Casale Monferrato,1871 – Milano, 1954). A quel tempo il pittore aveva già una consumata esperienza nel campo e a confermarne l’indubbia maestria erano sotto gli occhi di tutti le bellissime vetrate del Duomo di Milano, realizzate nel 1910, con le storie di san Carlo Borromeo. Se al Buffa spettavano la maggior parte dei cartoni preparatori, all’impresa aveva atteso l’intera équipe della notissima G. Beltrami & C. – Vetrate artistiche. La manifattura era stata fondata nel 1901 dal pittore Giovanni Beltrami con la collaborazione di Innocente Cantinotti, Guido Zuccaro e naturalmente di Giovanni Buffa. Definita come una “Ditta che fa davvero onore all’industria italiana”, la vetreria si era specializzata nell’esecuzione di vetrate di carattere sacro e profano, diventando la protagonista quasi assoluta della brevissima stagione del Liberty nazionale in questo settore. Durante l’Ottocento vi era stata una ripresa dell’arte della vetrata, alla quale aveva contribuito il Romanticismo con la “riscoperta” del Medioevo e delle sue forme artistiche. In Italia ed in particolare a Milano si deve alla Famiglia Bertini, a lungo impegnata anche nei restauri e nell’integrazione delle vetrate del Duomo, il rinnovato interesse per questa tecnica declinata in particolare nell’uso di dipingere sul vetro a smalto, concependo la vetrata come un mero dipinto su supporto trasparente.

Il grande merito della G. Beltrami & C. – Vetrate artistiche era stato invece quello di aver recuperato l’antico sapere dell’arte vetraria lavorando con il metodo del vetro colorato in pasta, assemblato attraverso una maglia di piombo, per ottenere l’effetto di un mosaico di vetro. Con questa tecnica Giovanni Buffa affrontò anche la commessa per la chiesa del SS. Redentore. Per L’Adorazione dei pastori del transetto di sinistra, terminata nel luglio del 1929, il Buffa realizzò 6 cartoni preparatori a gessetto nero e bianco in scala 1:1 che si discostano per alcune varianti da un’idea iniziale di cui resta memoria in un bozzetto pubblicato sul Bollettino parrocchiale. A distanza di un anno il Buffa licenzia anche la seconda vetrata con la Crocifissione per la quale impiega sette cartoni eseguiti con il medesimo medium. Si tratta di uno studio accurato dell’impaginato e del chiaroscuro che sull’opera finale era stato reso con la tecnica “a grisaille” cioè con ritocchi di pittura più scura sulle singole tessere di vetro colorato.

I grandi fogli coprono ciascuno all’incirca la metà di una lancetta e corrispondono a due o tre antelle della vetrata. Veri e propri strumenti di lavoro conservano le tracce di riquadrature, misurazioni, punti interni alla

composizione e qualche appunto scritto dallo stesso pittore. In particolare sullo sfondo alle spalle degli angeli dell’Adorazione dei Pastori si intravedono i contorni delle singole tessere di forma geometrica irregolare. A dispetto dell’opera finita dove la luce e i colori rapiscono la visione, i carboncini restituiscono a pieno la plasticità delle forme e la nettezza dei contorni del disegno che sulla vetrata sono sfumati dal passaggio della luce. Al momento della commissione per il SS. Redentore il Buffa lavora ormai da solo ed infatti è il suo il solo nome citato nei documenti parrocchiali. Con la morte del Beltrami nel 1926 l’intera ditta aveva subìto una significativa diminuzione di lavoro, rivolgendosi quasi esclusivamente al Duomo e chiudendo definitivamente nel 1932.

La recente scoperta di questi cartoni al vero è la viva testimonianza delle modalità di lavoro di questo artista e consente di meglio comprendere una delle fasi della complessa e affascinante costruzione di una vetrata artistica della prima metà del XX secolo.