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Disegni dei nuovi mondi dal Fondo Des Vergers

a cura di Rosita Copioli e Paola Del Bianco

Museo della Città via Tonini 1, 23 aprile – 10 luglio 2016

 

Il Fondo di ADOLPHE NOËL DES VERGERS della biblioteca Gambalunga L’UNIVERSO INTERNAZIONALE DELLA CULTURA E DELLE ARTI TRA RIMINI, PARIGI E ROMA

Adolphe Noël des Vergers (1804-1867), arabista, antichista, archeologo, studioso eclettico, fu segretario della Societé de Géographie, e partecipò a molte missioni del Governo francese: la raccolta dei documenti arabi e normanni in Meridione e Sicilia, quella delle epigrafi latine che confluì nel Corpus Inscriptionum Latinarum (in Italia, in paesi europei ed extra-europei come l’Algeria), la pubblicazione delle opere di Bartolomeo Borghesi, sostenuta da Napoleone III. Con il suocero Ambroise Firmin Didot, fra i più importanti editori dell’epoca, erudito e collezionista, des Vergers collaborò in ogni progetto, anche in società di scavo. A Rimini possedette la villa di San Lorenzo in Correggiano, già Belmonti.
Il Fondo des Vergers, composto di oggetti di scavo, delle carte di studio e della biblioteca collocati nella villa di Rimini, fu donato nel 1934 alla Biblioteca Gambalunga per volontà della figlia Hélène de Toulongeon. È di importanza assoluta per studiare l’intero mondo di interessi e di scoperte ottocentesche nel secolo delle grandi avventure della scienza, dell’archeologia, del collezionismo. Per la prima volta ne esponiamo due profili dei multiformi interessi: l’uno geografico, l’altro archeologico: proiezioni sconfinate nel tempo e nello spazio. Entrambi delineano il carattere universale del mondo di Adolphe Noël des Vergers.

Le mappe dilatate delle spedizioni oceaniche, i loro libri avventurosi, guidano ai 304 finissimi disegni che servirono per le incisioni dei tre volumi dell’Océanie, di Grégoire Louis Domeny de Rienzi pubblicati da Firmin-Didot (1836-1837), nella collana «Univers pittoresque», cui des Vergers collaborò con propri titoli (Abyssinie, Arabie). Eseguiti in gran parte da Victor Felix Marie Danvin, oltre che dallo stesso De Rienzi e da Madame Danvin (incisi poi da varie mani, tra cui quelle di un dodicenne Puvis de Chavannes, forse), i bellissimi disegni dell’Océanie sono felici rielaborazioni da numerose spedizioni precedenti.
In primis, dagli 866 disegni di Louis-Auguste de Sainson, pittore di bordo sulla corvetta Astrolabe nella spedizione in Oceania di Jules Dumont d’Urville (1826-1829), per la grande opera scientifica Voyage de la corvette l’“Astrolabe” exécuté par ordre du roi pendant les années 1826, 1827, 1828, 1829, 22 voll., 1830-1835; e per il suo Voyage pittoresque autour du monde, 2 voll., 1834-1835.
Ma un fiume di immagini scorre da molte altre spedizioni, tra cui quelle settecentesche di James Cook, di Jean-François de Galoup de La Pérouse (Voyage autour du monde … rédigé par M. L. A. Milet-Mureau, 1797) fino a quelle ottocentesche di Nicolas Baudin (Voyage de découvertes aux terres Australes …, 1807), e del Barone di Bouganville (Album pittoresque de la frégate La Thetis et de la corvette l’Espérance, 1828).

Le immagini di raffronto dei disegni dell’Océanie provengono dagli Atlanti originari conservati nella Biblioteca della Società Geografica Italiana; i libri di viaggio dalla Biblioteca del Fondo des Vergers della Gambalunghiana.
Carte geografiche e topografiche puntualizzano scavi e reperti archeologici. Quattro vasi greci e un bucchero (di per sé schermi a tutto tondo per le silhouettes dei racconti mitici), marmi archeologici, epigrafi, urne etrusche (basi di rilievi e incisioni grafiche, messaggi storici, comunicazioni immaginose) sono affiancati da disegni a matita (tra cui i preziosi disegni di Lemaître dei gioielli etruschi della collezione des Vergers, venduti al Louvre), disegni acquarellati delle planches per L’Étrurie et les Étrusques (1863-1864), lucidi di scavo (scopritore con Alessandro François della tomba di Vulci che da quest’ultimo prende il nome, des Vergers acquistò per conto del suocero lucidi e copie a grandezza naturale delle pitture parietali eseguiti da Carlo Ruspi, il migliore dei pittori d’archeologia, per il Museo Gregoriano Etrusco, e li adoperò per i fregi della propria biblioteca di Rimini).