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Cesare Pronti. Il disegno dipinto

a cura di Alessandro Giovanardi e Ivana Balducci

Oratorio di S. Giovannino via Dante 18, 23 aprile – 10 luglio 2016

La confraternita riminese di San Girolamo custodisce, nell’oratorio settecentesco di San Giovannino, ventisei deliziosi monocromi di mano del pittore e frate agostiniano Cesare Pronti (Cattolica 1626 – Ravenna 1708).
Realizzati intorno al 1687-88, in parte ovali ed in irregolarmente esagoni, si trovavano in origine a coronamento degli antichi stalli lignei dei confratelli. Si potrebbe parlare di veri e propri disegni eseguiti sulla tela col pennello: un discorso che va esteso al bellissimo bozzetto su carta col Martirio di sant’Agata, proveniente dalla Collezione Baratti.
Erede di una delle più colte e ricche organizzazioni religiose della città, la Confraternita aveva eletto san Girolamo (345 ca. – 420), Dottore della Chiesa, a suo patrono: letterato, filosofo, filologo e traduttore della Bibbia ebraica e greca nel latino efficace ed elegante della Vulgata, era considerato protettore e modello degli umanisti, capace di commisurare l’amore per le lettere al desiderio di Dio, ponendo il primo a servizio del secondo. Difatti, Girolamo, come raccontano i tondi stessi del Pronti, fu soprattutto un grande asceta e pellegrino del deserto e un uomo che, attraverso la lotta spirituale, aveva ricomposto in sé la scissione tra cultura classica e sapienza cristiana. Un esempio per i dotti confratelli riminesi, storicamente dediti all’erudizione, e una fonte ispiratrice per il monaco pittore che – pur in una commissione per certi versi minore – ha offerto qui il meglio della sua arte, riscontrandovi i pilastri della regola stessa di Sant’Agostino: il rigore ascetico, il senso del lavoro disinteressato e, soprattutto, la tensione verso «la bellezza spirituale».
La vocazione grafica dei monocromi del Pronti, che offrono la stessa attenzione per il dettaglio di disegni nati per l’incisione, si riscontra nei delicati paesaggi, negli audaci scorci prospettici, nelle minuzie architettoniche, nella coltissima descrizione delle rovine, nella realizzazione meticolosa di cartigli e di lapidi incise. Le telette evocano, in vero, il sapore delle antiporte o dei frontespizi di libri coevi, splendidamente impaginati e illustrati.
È proprio il dominio sofisticato della spazialità che rende le operette di Pronti nobili e suggestive, sia per il senso architettonico della classicità ereditato da Guercino, sia per la vivacità barocca che, respirando l’influsso di Carlo Cignani, gli permette di accogliere, con vivace naturalezza, presenze celesti nei luoghi concreti: il San Girolamo nello studio ne è un esempio felicissimo e suggestivo.