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Maurizio Osti, Il disegno tra invenzione e vocazione

Castel Sismondo/Ala di Isotta, 12 aprile – 8 giugno 2014

Per avvicinarsi alla ricerca di Maurizio Osti può servire-in fase preliminare- ricordare le definizioni di “concettualismo inquieto” e “concettualismo impuro” formulate da Pietro Bonfiglioli in relazione ad alcuni artisti di area italiana che negli anni Settanta si sono impegnati in una critica dell’arte come produzione analitica di processi conoscitivi. Si tratta di procedure mentali non separate dalla manipolazione dei materiali, dalla pratica del fare come restituzione visiva di proposizioni concettuali che hanno comunque bisogno di rivelarsi nella fisicità di segni, forme e oggetti appartenenti al sistema della comunicazione e alle sue metamorfosi tangibili. […].
Parallela all’attività pensante dell’artista-filosofo emerge l’energia imponderabile dell’artista-poeta che evoca altre dimensioni a partire dalle inquietudini ancestrali del proprio punto di vista  individuale.[…] La forma dialoga con l’informe, Apollo e Dioniso sono figure mitologiche che accompagnano questo sforzo di conoscere l’origine, oscillano tra la serena individuazione del visibile e l’oscurità del sogno che evoca le forze irrazionali. […].
Da un lato sta la limpida gestione dei codici ricevuti dalla tradizione, compresa quella delle   avanguardie, dall’altro sta lo sconfinamento dai termini stabiliti per accedere alla soglia dello smarrimento e dell’infinita mutazione dei sensi. Lo scollamento tra il piano della logica e quello dell’immaginazione è la situazione in cui l’artista meglio identifica il flusso della propria vena creativa, il destino della visione come essenza profetica che ha la forza di sfidare il tempo attraverso il levitare della materia. Questa dialettica operativa sostiene le successive stagioni di ricerca dove l’uso del disegno e della pittura rappresenta un ritorno alla tradizione senza mai perdere contatto con il laboratorio sperimentale dell’avanguardia.
Lo stupore del disegno è origine di ogni visione, l’elogio della grafite come freccia del pensiero ha la capacità di formalizzare il divenire delle idee trasformando il caos in ordine, la disgregazione nella promessa di nuove percezioni cosmiche. In Icone d’Occidente, ciclo di lavoro che lo tiene impegnato durante gli anni Ottanta, Osti riconsidera i processi di costruzione iconica come fondamenti del visibile che, pur riferendosi alla dimensione mimetica del passato, sanno far emergere il respiro dell’origine, il mistero di una visione vicina l’esperienza del sacro. […].
Il suo modo di testimoniare l’arte come luogo dell’ inafferrabile armonia. Luogo della conoscenza infinita e della bellezza fondata sull’esperienza tangibile dei sensi, luogo delle contaminazioni sublimi che può essere raggiunto attraverso l’indispensabile individuazione delle contraddizioni.
(Claudio Cerritelli, dal saggio L’identità molteplice, catalogo Maurizio Osti)

Castel Sismondo
piazza Malatesta – 47921 Rimini

Orari di apertura
dal martedì al venerdì ore 16.00-22.30
sabato, domenica, prefestivi e festivi ore 10.00-23.00
chiuso lunedì non festivi

mappa dei luoghi

ingressi
intero € 5,00
ridotto € 3,00 (ragazzi fino a 14 anni, adulti oltre 65 anni e gruppi di almeno 12 persone)
con D CARD € 2,50