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Fortunato Duranti. I Fogli della Follia della Biblioteca Comunale Spezioli di Fermo

a cura di Alessandro Giovanardi e Franco Pozzi

Museo della Città via Tonini 1, 28 aprile – 15 luglio 2018

 

Le carte della follia. Fortunato Duranti, visionario e romantico.

A cura di Alessandro Giovanardi e Franco Pozzi

Artista geniale e irregolare, sedotto dalle partiture solenni di Raffaello e dalle sperimentazioni di Poussin, Pietro Testa e Salvator Rosa, il marchigiano Fortunato Duranti (Montefortino 1787-1863) si è formato nella Roma al passaggio tra l’età neoclassica e quella romantica. Alla prima appartiene per diritto di formazione e per le frequentazioni artistiche e culturali, e alla seconda sia per il suo istinto visionario sia per un’intima necessità sperimentale, dettata da un destino insieme tragico e fecondo. Uomo colto, collezionista, disegnatore prolifico, pittore di rare e delicatissime prove e mercante d’arte, Duranti si è misurato con i più rilevanti maestri del Neoclassicismo e del Purismo: in particolar modo Felice Giani e Tommaso Minardi (ma anche Palagi, Pinelli, Presutti, Camuccini ecc.).

«Fortunato Duranti si esprime con il piglio allucinato che è proprio di un Füssli o di William Blake» – Federico Zeri

Arrestato ingiustamente come spia in uno dei suoi viaggi di mercatura a Vienna nel 1815, proprio nel delicato passaggio epocale dal dominio napoleonico alla Restaurazione, l’equilibrio interiore di Duranti s’incrinò irrimediabilmente, aggravandosi in seguito per la constatazione del suo insuccesso di artista e di commerciante. Dal 1840 si ritirò definitivamente nella natia Montefortino dove visse gli ultimi ventitre anni, producendo un numero vastissimo di disegni, vari per soggetto, stile e tratto, accompagnati da una scrittura fluviale e dal senso frammentario e impossibile da decifrare. Gli anni della follia sono, tuttavia, i più fertili per il suo sguardo allucinato che, dal 1820 in poi, trasforma l’adesione ai temi storici raffaelleschi e neoclassici in un’inquieta profezia della metafisica sironiana. Al contempo i continui riferimenti ai soggetti mitologici, biblici e religiosi generano un’affinità elettiva con il lucido onirismo di Johann Heinrich Füssli (1741-1825) e con il simbolismo personale e irrequieto di William Blake (1757-1827). In effetti, la sua ricerca, come quella parallela di Füssli, molto deve allo sperimentalismo anticlassico dei manieristi toscani, emiliani e veneti.

«Un’eroica scapigliatura neoclassica» – Roberto Longhi

La sua solitudine nello studio turrito di Montefortino, la sua scrittura torrenziale e spezzata, priva apparentemente di un significato aperto al lettore, le sue potenti visioni grafiche di strepitosa inventiva e continuo ripensamento, evocano, inoltre, la vicenda parallela dello scrittore (poeta, drammaturgo, filosofo) Johann Christian Friedrich Hölderlin (1770-1843): li accomuna, tra le altre cose, il fascino per Salvator Rosa, maestro più volte citato dai disegni di Duranti, in significative variazioni sul tema delle Tentazioni di sant’Antonio, e col cui nome Hölderlin firma le sue carte della follia.

«Le scene diventano materia incandescente di espressione e nuova: tanto nuova da saltare tutto un secolo per accostarsi stranamente ad alcuni artisti di oggi: ai metafisici e più specialmente al De Chirico» – Alberto Francini

La mostra che unisce alcuni disegni di collezione privata con il prezioso e importantissimo prestito dalla Biblioteca Civica “Romolo Spezioli” di Fermo (90 carte di straordinaria fattura), intende seguire il tracciato critico iniziato, tra gli altri, da Roberto Longhi e Federico Zeri, e proseguito con acribia da Stefano Papetti, mettendo in luce, con sguardo “arcangeliano”, la modernità inconsapevole e premonitrice di un maestro «del neoclassismo scapigliato», che si colloca, per qualità e potenza, accanto a Piranesi, Blake, Füssli e Goya tra i profeti della crisi della razionalità occidentale.