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Tinin Mantegazza. Disegneria

a cura della Fondazione Tito Balestra Onlus Longiano

Ospiti al Museo della Città via Tonini 128 aprile – 15 luglio 2018

Agostino Mantegazza nacque ricchissimo, ha trascorso l’infanzia trastullandosi con gemme ed ori. Poi il conflitto e con questi la grande calamità: «la borsa nera». La famiglia fu costretta ad aprire i forzieri e li vuotò. A sedici anni era povero in canna e se voleva trastullarsi doveva farlo con dei volgari sassi. Cominciò ad arrabbiarsi. Trovò del lavoro e si arrabbiò ancora di più. Verso la fine dell’anno era arrabbiatissimo ed anche affamato. Girando tra le pattumiere in cerca di cibo, tra un gatto e una latta trovò un pennino che notoriamente non è commestibile. Lo usò come si usa, e così cominciò a disegnare. Faceva disegni arrabbiati e mal disegnati, ma era cocciuto, e continuava. Ora disegna da almeno una dozzina di anni e pubblica quando lo lasciano pubblicare.

A tempo perso, come hobby fa il redattore di giornali e la sera alterna all’attività di burattinaio quella di receptionist in sale da canto. Ogni tanto dorme e la mattina dopo perde quell’aspetto attonito che lo contraddistingue e lo fa passare per ebete. In effetti, nei rari momenti di lucidità si riesce ad intuire che ebete non è, anzi. Ma è una sensazione riservata solo al portalettere, al lattaio e pochi altri mattinieri che possono saltuariamente avere contatti con lui ad ore civili. Ora, grazie ai disegni che riesce a vendere anche a trecento lire la dozzina, è nuovamente ricchissimo e trascorre le sue giornate festive immerso in vasche da bagno zeppe di caviale e champagne dedito alla lettura di classici e Bolero film.