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Anna Girolomini. Attoterzo

Testo a cura di Miro Bini

Ospiti al Museo della Città via L. Tonini 1, 28 aprile – 15 luglio 2018

 

Uno dei centri del lavoro di Anna Girolomini è quello della significazione degli “elementi” da lei costruiti. Se dal punto di vista tecnico questi appaiono come lunghi manufatti di materia resinosa translucida, un po’ opaca, ma anche un po’ diafana, dal punto di vista del loro significato essi appartengono all’universo del “simbolo”. Questi oggetti  possono essere intesi come qualcosa che si carica non solo di un aspetto rappresentativo, di un connotato convenzionale, ma anche di un aspetto non definito con precisione, non compiutamente spiegato, un aspetto inconscio. E’ frequente, del resto, imbattersi in elementi a valenza simbolica inconscia nel campo delle immagini, nelle rappresentazioni dell’arte, dove il simbolico gioca una parte costituente.

Attoterzo” è la conclusione di un ciclo di lavoro, di una ricerca su un rapporto al centro degli interessi, oggi: il rapporto uomo/natura. Gli “elementi” messi in campo in questo “Attoterzo”, già visti all’opera in precedenza, si riferiscono a forme vegetali esistenti solo in quanto sono come un rimando inconscio della memoria.

Nel lavoro precedente  nell’aria col vento”, installazione permanente nel Parco del centro d’arte “La Loggia” in Toscana, l’installazione ha lo stesso comportamento di un “canneto naturale”, in dialogo con il variare delle stagioni. Nel secondo atto, “Waiting for”, l’ installazione nell’acqua a Nizza, si comportava come se gli elementi fossero oggetti vegetali alla deriva lungo quel corso d’acqua. In “Attoterzo”, oggi gli elementi non dialogano più con l’acqua o l’avvicendarsi delle stagioni. Sospesi sui loro sottili supporti di metallo saranno piuttosto simili a…un reperto da museo.

Compiuto un loro originale percorso nel futuro, da lì possiamo pensare che questi “elementi” siano di ritorno a noi, con la memoria di oggi; elementi simbolici con  al loro interno frammenti di natura, allusioni bloccate di vita, qualche pezzo di tecnologia, ciò che li rende poi legittimi frequentatori  di questo museo .

Inoltre Anna Girolomini illumina questi suoi “simboli” con luce intermittente, con un effetto certamente spettacolare e nello stesso tempo liricizzante, quasi un sogno, poi in successione fa entrare nella scena il suono di un soffio di vento agitato: aria che fruscia tra le piante, a ricordare e ricordarci la voce pulita della natura. In nome della quale oggi l’uomo può pensare di aspirare di rivedere un sublime paesistico, come a ripetere il mito del giardino primordiale, oppure di arrendersi all’orribile intasamento inquinatorio degli spazi, dei suoli, delle opere indiscriminate. Con la natura che inizia a mostrare i sintomi di una certa ribellione.